a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine più antico e comune per indicare le piante medicinali è oṣadhi, con la sua variante oṣadhī.
In sanscrito i termini femminili che finiscono in -i possono facoltativamente e con alcune eccezioni allungare la -i finale in -ī. Tale allungamento è più frequente per i nomi che si riferiscono a classi di esseri o a parte del corpo.
Il termine oṣadhi è usato comunemente nei Veda e la sua origine è misteriosa.
Il Nirukta di Yāska, che analizza l’origine dei termini vedici, propone tre possibili derivazioni (9.27):
Oṣadhaya oṣad dhayantīti vā / oṣaty enā dhayantīti vā / doṣaṃ dhayantīti vā
Le si chiama oṣadhi in quanto assorbono (dhayanti) il bruciore (oṣat), oppure in quanto assorbono quando vi è bruciore, o infine in quanto assorbono gli umori (doṣa).
Le radici verbali coinvolte in questi processi di derivazione sono √uṣ, “bruciare/brillare”, √dhe, “bere/assorbire”, e √duṣ, “ corrompersi”.
I grammatici analizzano invece così l’origine del termine:
Oṣo dhīyate’tra ity oṣadhiḥ
lì dove è posto il bruciore/brillantezza, quella è una oṣadhi.
Oṣa + dhā + i → oṣadhi In questo caso la radice verbale è √dhā, “porre”, usata in senso passivo, e il termine oṣadhi è grammaticalmente compreso come un locativo (adhikaraṇa): sede di bruciore/calore/brillantezza.
Va notato che in entrambe le derivazioni, quella del Nirukta e quella più propriamente grammaticale, il termine oṣadhi è associato alle idee di calore e brillantezza espresse dal tema verbale √uṣ, una radice vedica non presente nel Dhātupāṭha di Pāṇini, e dalla quale derivano termini come uṣṇa, “caldo/calore” e Uṣas, l’aurora e la dea Aurora.
Le piante medicinali posseggono ed emanano una sorta di calore luminoso che consente loro di distruggere le impurità presenti nel corpo e di curare le malattie.
Calore e soprattutto luminosità sono in loro qualità innate per via della provenienza celeste. Le piante, come gli inni vedici chiariranno, provengono dal cielo, anche se il loro grembo è la terra, e in quanto creature del cielo, racchiudono in sé un frammento di cielo, brillante e luminoso.
Un dato interessante è che il termine oṣadhi(ī) è usato quasi esclusivamente al plurale. Esso dunque si riferisce non alle singole piante medicinali ma alla collettività (o alla società!) di esse.
Dr. Ernesto Iannaccone
Medico Specialista in igiene e medicina preventiva, si occupa di Āyurveda dal 1985.
Si è formato con lunghi periodi di soggiorno e di studio in India presso svariate istituzioni ospedaliere ed universitarie.
Esperto in sanscrito e nella traduzione di testi classici.
È autore di diversi libri sull’Āyurveda.