Effetto placebo: non solo confronto con farmaci, ma cura vera e propria

Effetto placebo: non solo confronto con farmaci, ma cura vera e propria | Ayurvedic Point©, Milano
Ted J. Kaptchuk. Franklin G. Miller, Ph. D
N engl med 373;1 nejm.org july 2, 2015
DOI: 10.1056/NEJMp1504023

L'effetto placebo, un evento che si verifica quando i pazienti mostrano un miglioramento per cure che non contengono principi attivi, è usato da secoli per alleviare il dolore e altri sintomi oltre che negli studi clinici per testare nuove terapie, ma la biologia sottostante è stata oggetto di attenzione solo in tempi recenti. E un articolo pubblicato sulla rubrica Perspectives del New England journal of medicine propone che il placebo sia più spesso considerato come parte delle cure mediche per alleviare i sintomi degli ammalati.

«Una quantità significativa di studi ha portato a cambiare la concezione di placebo come cura finta usata solo come metro di confronto con il vero trattamento, riconoscendo che l'effetto placebo racchiude in sé numerosi aspetti di assistenza sanitaria centrali per la medicina e la cura del paziente»

scrive il coautore dell'articolo Ted Kaptchuk, direttore del programma di studi placebo al Beth Israel Deaconess medical center (Bidmc) e professore di medicina alla Harvard medical school. Nel 2001 il New England Journal of Medicine ha pubblicato una metanalisi da cui emergeva che l'effetto placebo era di scarso significato clinico.

«Oggi invece, ben quattordici anni dopo, possiamo affermare che il placebo rende ancora di più la medicina una professione mirata alla guarigione del paziente»

aggiunge il ricercatore, sottolineando che l'effetto placebo non è necessariamente una cura, ma di certo fornisce sollievo in situazioni mediche in cui nessun trattamento è disponibile: in questi casi un'attenta assistenza sanitaria di supporto aiuta i pazienti a stare meglio, e quando esistono farmaci efficaci, il placebo può migliorarne l'impatto. Gli autori dell'articolo definiscono l'effetto placebo come un sollievo dai sintomi che deriva dall'incontro del paziente con il medico e con i simboli della sua professione compreso il diploma di laurea ben visibile sulla parete dello studio. Ma, soprattutto, l'effetto placebo deriva dall'interazione medico-paziente.

«L'effetto placebo può aumentare in modo notevole l'efficacia delle terapie farmaceutiche, come dimostrano gli studi nei soggetti con malattia dell'intestino irritabile o con emicrania episodica»

prosegue Kaptchuk, ricordando che il medico stesso può creare un effetto placebo attraverso la sua empatia e il suo sostegno.

«Negli ultimi dieci anni un numero sempre maggiore di ricerche ha fornito prove convincenti che l'effetto placebo è saldamente radicato alla neurobiologia, individuando non solo neurotrasmettitori e vie cerebrali neurali, ma anche marcatori genetici che contribuiscono a spiegare la biologia del placebo»

scrivono gli autori, precisando che gli studi clinici su emicrania, asma, dolore cronico e sindrome dell'intestino irritabile hanno dimostrato l'importanza del ruolo del placebo nel contribuire ad alleviare i sintomi di queste condizioni spesso debilitanti.

«Inoltre, i fattori psicosociali che sostengono il potenziale terapeutico dell'effetto placebo, ne delineano anche le possibili conseguenze negative, note come effetto nocebo»

rammenta il ricercatore, spiegando che non di rado, i pazienti percepiscono come effetti collaterali dei farmaci sensazioni che in realtà sono causate dalle anticipazioni degli effetti negativi.

«Di conseguenza, trovare il modo di modo di bilanciare la piena divulgazione dei potenziali effetti negativi dei farmaci con il desiderio di evitare l'effetto nocebo è un problema urgente di assistenza sanitaria»

conclude Kaptchuk.

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Placebo effects in medicine

Ted J. Kaptchuk. Franklin G. Miller, Ph. D
N engl med 373;1 nejm.org july 2, 2015
DOI: 10.1056/NEJMp1504023

 

Placebo effects are often considered the effects of an “inert substance,” but that characterization is misleading. In a broad sense, placebo effects are improvements in patients’ symptoms that are attributable to their participation in the therapeutic encounter, with its rituals, symbols, and interactions. These effects are distinct from those of discrete therapies and are precipitated by the contextual or environmental cues that surround medical interventions, both those that are fake and lacking in inerent therapeutic power and those with demonstrated efficacy. This diverse collection of signs and behaviors includes identifiable health care paraphernalia and settings, emotional and cognitive engagement with clinicians, empathic and intimate witnessing, and the laying on of hands. Placebo effects rely on complex neurobiologic mechanisms involving neurotransmitters (e.g., endorphins, cannabinoids, and dopamine) and activation of specific, quantifiable, and relevant areas of the brain (e.g., prefrontal cortex, anterior insula, rostral anterior cingulate cortex, and amygdala in  placebo analgesia). Many common medications also act through these pathways. In addition, genetic signatures of patients who are likely to respond to placebos are beginning to be identified. Such basic mechanistic discoveries have greatly enhanced the credibility of placebo effects. Moreover, recent clinical research into placebo effects has provided compelling evidence that these effects are genuine biopsychosocial phenomena that represent more than simply spontaneous remission, normal symptom fluctuations, and regression to the mean. So what have we learned about placebo effects to date, and what does our current understanding say about medicine? First, though placebos may provide relief, they rarely cure. Although research has revealed objective neurobiologic pathways and correlates of placebo responses, the evidence to date suggests that the therapeutic benefits associated with placebo effects do not alter the pathophysiology of diseases beyond their symptomatic manifestations; they primarily address subjective and self-appraised symptoms. For example, there is no evidence that placebos can shrink tumors; however, experiments demonstrate that common symptoms of cancer and side effects of cancer treatment (e.g., fatigue, nausea, hot flashes, and pain) are responsive to placebo treatments. Similarly, an experiment in patients with asthma showed that placebos do not affect patients’ forced expiratory volume in 1 second (FEV1) but can nonetheless dramatically relieve perceived symptoms. This conclusion tracks evidence related to many conditions, such as musculoskeletal, gastrointestinal and urogenital disorders...

 

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Author: ayurvedicpoint